Giappone: perché milioni di case sono abbandonate?
- Il Giappone raggiunge un record di nove milioni di case vuote, conseguenza del declino demografico.
- L'aumento delle case abbandonate, denominate akiya, colpisce sia le zone rurali che le grandi città.
Un sintomo del declino demografico
Le abitazioni vuote in Giappone hanno raggiunto il livello record di nove milioni, riflettendo un crescente problema demografico nel paese. Secondo Jeffrey Hall, docente presso l'Università di Studi Internazionali di Kanda, questo fenomeno non è dovuto a una sovraproduzione di costruzioni, ma a una mancanza di popolazione.
Tradizionalmente situate nelle aree rurali, queste case, note come akiya, venivano trasmesse di generazione in generazione. Tuttavia, il calo del tasso di natalità e il declino della popolazione hanno lasciato queste proprietà senza eredi, e ora si stanno moltiplicando anche nelle grandi città come Tokyo e Kyoto. Il Ministero dell'Interno e delle Comunicazioni stima che queste proprietà vuote rappresentino circa il 14% dell'intero patrimonio abitativo del paese.
Allarme declino demografico
Il declino demografico del Giappone si aggrava di anno in anno. Nel 2022, la popolazione è diminuita di 800.000 persone, portando il totale a 125,4 milioni di abitanti. Il tasso di natalità attuale è di circa 1,3, ben al di sotto del 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione. Di conseguenza, molti eredi preferiscono le grandi città e non vedono l'interesse nel stabilirsi nelle aree rurali.
Impatto sulla sicurezza e sull'immobiliare
Le case vuote rappresentano anche un problema di sicurezza. In caso di terremoto, queste strutture fragilizzate potrebbero crollare e bloccare le vie di evacuazione, come spiega Yuki Akiyama, professore di architettura all'Università di Tokyo. Inoltre, le aree con molte abitazioni vuote subiscono una significativa riduzione del valore immobiliare.
Le autorità giapponesi sono di fronte a una sfida maggiore, poiché una politica fiscale poco attraente e una popolazione invecchiata continuano a esacerbare questa crisi.